Alla ricerca di indizi – L’uva, il vino e la vendemmia: un viaggio nel tempo

L’uva, il vino e la vendemmia: un viaggio nel tempo

Il vino è di per sé una forma di arte, mai come ora siamo consapevoli di questo, ma è non solo questo. Il vino è storia, religione, arte, chimica, matematica… Il vino è la bevanda della gioia, della vita e della festa ma è anche il simbolo di tutti i doni provenienti da Dio, la bevanda della vita che sa donare consolazione e gioia e sa curare la sofferenza dell’uomo. Nel Cristianesimo il vino è di fondamentale importanza nel rito sacro della messa quando, durante la benedizione, si ricorda l’ultima cena di Gesù. Qui il vino diventa il sangue di Cristo ed è identificato come “bevanda di salvezza”. Il vino è inoltre simbolo della benedizione divina, che allieta il cuore e disseta gli assetati.

Per la cultura greco-romana il vino era il nettare degli dei ed era associato al dio Dioniso, per i Greci, e Bacco, per i Romani. Dioniso/Bacco era la divinità dell’ebbrezza e della liberazione dei sensi. Simboleggiava la vitalità frenetica dell’esistenza rappresentata in modo emblematico dai Baccanali, festività orgiastiche divenute in un secondo momento propiziatorie degli dei. Il vino, e di conseguenza anche l’uva e la vite da cui ha origine, era considerato come l’essenza stessa della vita e dell’immortalità.

Anche la vite è piena di significati simbolici: nelle Sacre Scritture è simbolo di benessere, fecondità e benedizione. Nell’Antico Testamento Mosè invita all’esplorazione della Terra Promessa, la cui ricchezza è abbondanza è simboleggiata da un grappolo d’uva. La vite quindi rappresenta la fecondità della terra e annuncia una vita di quiete e pace. Nella tradizione ebraica il vino ha un forte significato simbolico, e molti sono i termini che designano il vino nella bibbia ebraica.

Nel Nuovo Testamento la vite diventa il simbolo di Gesù, fonte di vita vera. Come un buon vignaiolo, sa potare i tralci secchi nel momento opportuno per prendersi cura dei frutti del suo lavoro. I tralci simboleggiano i credenti che se si si allontanano da Cristo si seccano e vengono bruciati.

Nell’antichità, dagli egizi, ai greci , fino ad arrivare ai romani, il vino, la vite e l’uva sono associati al tema della vita, della nascita, della rigenerazione dopo la morte, del tempo, del lavoro dell’uomo, ma anche del piacere e dell’ebbrezza.

Nell’arte il vino, la vite e la vendemmia sono stati rappresentati dalla Preistoria ai giorni nostri: dalle scene di vendemmia, alla convivalità, ai richiami sacri e profani, ai ritratti e alle scene di genere. Si tratta di temi che hanno grande fortuna nell’arte figurativa e nell’immaginario collettivo. L’arte dell’Occidente cristiano corre sempre su un binario parallelo: da un lato il vino concepito come simbolo della natura, emblema del lavoro dell’uomo e della tradizione vitivinicola antica; dall’altro il vino come rappresentazione simbolica, vestigia della cultura classica e allegoria cristiana.

Una piacevole scoperta

Immagine dell'opera

Gio Ponti: l’uva della terra promessa

Museo Internazionale delle Ceramiche in Faenza

Il soggetto risale al 1927 quando Ponti ideò la decorazione murale per il nuovo ristorante e ritrovo milanese “La Penna d’oca”.

Fra le scene che decoravano uno degli ambienti ce n’era anche una ispirata ai versi biblici (Numeri, 13-23) dove si racconta dell’arrivo, trasportando trionfalmente un gigantesco grappolo d’uva, degli esploratori inviati da Mosè nella Terra Promessa.

L’iconografia non è nuova nella storia dell’arte. Gio Ponti potrebbe aver preso spunto da un rilievo in marmo di Francesco Carabelli (1737-1798) sul fianco destro del Duomo di Milano.

Nel carteggio dell’architetto con la manifattura di Doccia si conserva una lettera autografa datata 21 settembre 1927 in cui Ponti suggerisce varie applicazioni del decoro e la realizzazione di un gruppo plastico, che verrà modellato da Italo Griselli e di cui il MIC conserva un esemplare (inv. 1529).

Lo stesso disegno fu riproposto in più varianti cromatiche con il titolo che si riferisce esplicitamente alla fonte biblica, oppure come allegoria dell’autunno in una serie di quattro piatti dedicati alle stagioni.

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