Vediamoci al lampione / A tu per tu con il Museo italiano della Ghisa di Longiano

Quanti incontri sono avvenuti sotto la luce di un grande lampione? Quante amicizie sono nate? E quanti addii si sono consumati, nonostante i lucchetti chiusi a chiave dagli innamorati? 
Pali di illuminazione, panchine, ringhiere e fontane sono testimoni silenziosi delle nostre giornate, così silenziosi da farci dimenticare quanta arte e quanto artigianato occorrano per crearli. Per rendersene conto basta fare un giro nel Museo italiano della Ghisa, realizzato a Longiano dalla Fondazione Neri.  

La ghisa è una lega che nasce quando il minerale di ferro si trasforma in metallo liquido. Prima di produrre il manufatto desiderato occorre disegnarne la forma e intagliare un prototipo in legno, da cui poi si ottiene il modello cavo: è qui che il metallo in fusione verrà colato e diventerà solido. 
Molto meno costoso del bronzo, molto più comodo da riprodurre del ferro battuto, questo materiale ha cominciato a diffondersi nelle nostre città dalla metà dell'800, andando a sostituire il legno e il marmo in quella famiglia di oggetti che oggi definiamo arredo urbano.

Museo italiano della Ghisa, Longiano - Immagine tratta dalla raccolta di cartoline storiche, "75, Cherbourg, Place d'Armes"

Il Museo mette in mostra, come capolavori, una sessantina di lampioni realizzati dalle più grandi fonderie europee, firmati anche da artisti di calibro come Duilio Cambellotti ed Ernesto Basile. Sono ornati da elementi che provengono dalla tradizione classica, gotica, rinascimentale e barocca: la baccellatura, il tortiglione, la foglia d’acanto, le ghirlande di fiori, i festoni di frutta. Per rendere più leggeri, e magari più dolci, i nostri appuntamenti con il destino. 

Per saperne di più e progettare una visita al Museo italiano della Ghisa di Longiano, c'è PatER - Catalogo regionale del Patrimonio culturale


Foto > Museo italiano della Ghisa, Longiano - Immagine tratta dalla raccolta di cartoline storiche, "75, Cherbourg, Place d'Armes" 


L’autore del testo ha verificato per quanto possibile le fonti documentarie e i crediti iconografici utilizzati; eventuali modifiche e integrazioni possono essere richieste contattandolo:

Vittorio Ferorelli

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