C.A.R.T. Carta archeologica del rischio territoriale
C.A.R.T. è un sistema informativo territoriale realizzato dall’Istituto per i Beni Artistici Culturali e Naturali in collaborazione con la Soprintendenza Archeologica per l’Emilia Romagna e numerose amministrazioni pubbliche regionali come strumento di conoscenza e tutela del patrimonio archeologico ma soprattutto come supporto alla programmazione degli interventi sul territorio.
Il progetto risale al 1995 quando IBC e SAER stipulano una convenzione per la "realizzazione congiunta della carta archeologica del territorio regionale".
Fino al 2008 C.A.R.T. era stato implementato sulle aree relative a:
- Bologna (centro urbano),
- Faenza (centro urbano)
- Forlì (centro urbano, territorio comunale e territorio provinciale).
Collegato a C.A.R.T. è il sistema gestito dal Museo Civico Archeologico di Modena e relativo all'intero territorio comunale modenese. Alla realizzazione del sistema hanno partecipato in maniera operativa le diverse amministrazioni comunali sinora coinvolte, affiancate, quando presenti, dalle istituzioni museali e di ricerca presenti sul territorio.
Il progetto dal 1996 al 2001 è stato finanziato dal Consiglio Nazionale delle Ricerche , nell’ambito del Progetto Finalizzato "Beni Culturali".
Dal 2006 C.A.R.T. è stato inserito all'interno della rete di eccellenza europea EPOCH quale "best practice" nell'ambito dei sistemi G.I.S.
L'architettura
Il sistema C.A.R.T. è costituito da una base informativa organizzata secondo una gerarchia di schede su 5 livelli che rappresentano un approfondimento progressivo delle conoscenze sull'evidenza archeologica e che contengono una serie piuttosto articolata di informazioni (non solo archeologiche, ma anche geologiche, geomorfologiche, pedologiche, toponomastiche, bibliografiche) e sono accompagnate da immagini di ogni tipo (foto di scavo, dei materiali, foto aeree e piante dei siti indagati).
Tale banca dati, interagendo con una cartografia digitalizzata, rende possibile l’elaborazione di una serie di carte tematiche diversificate a seconda degli obiettivi d’indagine e dell’utenza interessata. Grazie alla ricchezza e alla flessibilità del proprio sistema informativo C.A.R.T. potrebbe dunque assumere un importante valore propositivo oltre che nel campo della programmazione territoriale anche nell’ambito della ricerca scientifica.
Il software
Dal punto di vista tecnologico, il software di C.A.R.T.,Odysseus, è un information retrieval (Highway) che colloquia con un software GIS (MapObjects) e gira su PC. Highway è un ambiente di sviluppo che elaborando tipologie eterogenee di dati (testuali, numerici, iconografici, thesauri) genera un database in grado di comunicare con una cartografia digitalizzata gestita tramite MapObjects. L’intero sistema è stato infine interfacciato in linguaggio HTML così da renderne possibile la consultazione attraverso la rete.
Questo tipo di informatizzazione, permettendo l’utilizzo di una modesta apparecchiatura hardware e favorendo un approccio user-friendly, mira a fare di C.A.R.T. uno strumento perfettamente alla portata della Soprintendenza e degli uffici tecnici degli enti locali.
Dal rischio alla potenzialità
La finalità ultima che il progetto persegue è quella di giungere all’elaborazione di una carta interpretativa e previsionale del rischio archeologico, una carta quindi intesa non solo come specchio dell'esistente, ma come strumento di vera e propria tutela "preventiva", che permetta cioè, da un lato, alle Soprintendenze di non dover intervenire sempre e solo in situazioni di emergenza e, dall’altro, alle amministrazioni comunali e più in generale a quanti operano sul territorio, di programmare gli interventi, avendo a disposizione una mappa dei rischi possibili aggiornata e istituzionalmente "garantita".
C.A.R.T. vuole dunque essere non uno strumento repressivo, ma uno strumento di conoscenza e quindi di aiuto. In questa direzione abbiamo incominciato a parlare non più di "rischio" ma di "potenzialità" archeologica, proprio per sottolineare ottimisticamente il valore di risorsa del patrimonio archeologico che ci auguriamo possa essere percepito da tutti non come un impedimento al progresso ma come un’opportunità in più di sviluppo del territorio.